Le piante fitodepuratrici
Breve sottotitolo
A Orticolario 2024 parliamo di piante per la fitodepurazione: ne conosceremo le proprietà, le modalità di “azione” e le infinite possibilità di risanare ciò che è inquinato. Ci affideremo alle loro capacità trasformative per immaginare una natura meno contaminata dall’uomo.
Fitodepurazione, partiamo dal suo significato. E per farlo, ci appelliamo ai dizionari più comuni. Si legge: impiego delle piante per trattenere, degradare e rimuovere dal suolo e dall’acqua sostanze inquinanti, dai composti organici agli idrocarburi, fino ai metalli pesanti. A seconda della tipologia di contaminante e della specie vegetale, possono verificarsi diversi sistemi di fitodepurazione. Uno di questi è la fitoestrazione, processo biochimico e biomeccanico tramite cui le piante estraggono gli inquinanti – anche molto aggressivi, quali i metalli pesanti – immobilizzandoli nelle radici e nelle foglie. Un altro meccanismo attuato è la fitorizodegradazione, che consiste nella biodegradazione operata dai vegetali in collaborazione con la rizosfera, la parte di suolo che circonda le radici, essenziale per la loro crescita e popolata da microorganismi simbionti, batteri benefici e patogeni, funghi: in tal caso, i contaminanti organici vengono trasformati in sostanze non nocive e, man mano, assorbiti dagli organismi del terreno.
Esistono altri processi di fitodepurazione, ma al di là di come avvengono, è il ruolo delle piante a sorprenderci: sentinelle che non solo intercettano l’inquinante, ma lo contrastano con i mezzi a disposizione. Chiaramente non tutti i vegetali hanno questa abilità: l’United States Department of Agriculture, Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti d’America, ha individuato oltre 400 specie adatte alla fitodepurazione di acque e suoli. Tra queste, ce ne sono alcune molto comuni, usate anche negli orti casalinghi e in giardino. Qualche esempio? Il cavolo, la rapa, il girasole e il mais contribuiscono ad azzerare la presenza di cromo e nichel. Le felci assimilano zinco, selenio, piombo, cesio, cadmio e nichel, mentre i pioppi e i salici sono in grado di rintracciare ed eliminare i cosiddetti metalli duri, formati per lo più da carburi. E ancora, decisamente straordinarie le capacità fitodepurative della canapa: è capace di assorbire i radioisotopi del cesio, lo zinco e i metalli pesanti, e, grazie a radici che possono arrivare fino a un metro di profondità, può bonificare aree importanti in tempi ridotti.
Tra le numerose fitodepuratrici dell’acqua, la paludosa Canna indica dai fiori di colore arancio, coltivata nelle regioni andine da oltre 4.500 anni, è usata per la fitodepurazione delle acque reflue agricole. E gli Iris, come non citarli: il rizoma di diverse specie (Iris pseudacorus, Iris louisiana, Iris versicolor) assorbe e accumula i metalli pesanti.
Ecco cosa osserveremo a Orticolario 2024. E a fine visita, usciremo dai cancelli di Villa Erba con un granello di conoscenza in più. Sempre più consapevoli di quanto le piante possano fare: per l’ambiente, per l’uomo e per riportare l’equilibrio nella Natura, quell’equilibrio rotto e spesso calpestato con le nostre azioni.
¹ “L’armata dei fiumi perduti” di Paolo Sgorlon, 1985
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