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Giardamanti in viaggio. Lario

Lario. ©Ph. Attilio Marasco

Ph. Attilio Marasco

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Alto, bello, slanciato, dicono di lui. Mani grandi, forti. Naso sottile. Occhi blu, verde scuro. Acqua di lago, direi.

I denti chiari come la pietra di Moltrasio che è bianca, sì, ma come maturata al sole, panna, sasso, perla scura come le briciole di un masigott.
Le mani grandi e i piedi lunghi, preferisce la sera alla mattina quando tutti si fermano a guardarlo.

Le nuvole grandi, di pioggia gravide, stanno ferme con la pioggia poggiata sulle spalle. Ferme e in silenzio, sopra le acque del mio lago.

Sarà la luce sopra le nuvole la mattina presto o le ombre lungo i miei fianchi, le mie montagne. Saranno i popoli che scendono (dalla montagna) la mattina presto per andare a faticare.
Faticano a svegliarsi i bambini per la scuola, ma già uscendo di casa vedendo la luce sulle mie acque, sulle mie vette, si sentono pronti ad affrontare la giornata. Giorni di barcaioli e pescatori. Giorni in cui la luce, il riflesso della mia acqua, fonda e accompagna il loro lavoro. Lavoro fatto di pane guadagnato a portare pesci e saperi dal basso all’alto delle mie rive.
Hanno remato, issato vele e acceso motori sulla mia acqua, planando piano con aereoscafi, piroscafi e battelli. Cercano passeggeri i barcaioli e agoni i pescatori, aspettano il vento del sud o di vedere un riflesso di Lariosauro.

Aspetto con loro in tarda mattina i primi che decidono a viaggiare.
Li aspetto al molo e li porto a vedere le rive fiorite, l’orrido scolpito, le ville famose e le case coraggiose.
Paloni di legno con i cappucci di metallo tengono le altre barche. Pali di legno dal sapore pungente e dall’odore di velluto a coste. Pali e paline alle quali sono legate Rosina e Giulia, le barche a motore.

Aspettano i barcaioli davanti alle mie coste. Coste di terra e di legno. Coste di crosta di fango di lago, e di lusso che cola nelle mie acque. Acque scure di neve e di pioggia e scure di caldo d’estate. Acque scure di verde dei fondi e del riflesso verde degli alberi della riva. Verdi le rive e verdi i vestiti delle signorine morbide, che la sera scendono verso il lago a rinfrescare.
Vanno per mano, come sorelle, le sottane verdi, come amiche, passano toccando con le dita fini i fiori degli ibisco e dei gelsomini.
Le mani velate nel San Gallo di Cantù, gli occhi chiari come cielo.
Annusano i cedri nell’aria e usano foglie di magnolia come barchette da far navigare.
Il fresco dei monti scende la sera e il fresco delle menti sale la notte, e lo sanno i barcaioli Alessio e Riccardo, lo sanno bene, e davanti alla villa La Cassinella fanno l’inchino più bello. Lo fanno per mestiere e per amore del lavoro, per amore mio.

Aspettano le signorine che l’aria del lago salga a rinfrescare.
E sale sempre la mia brezza. Scendono a rinfrescare e sale la mia brezza sotto le loro sottane, sulle gambe bianche, sulla pancia trattenuta. Tra i seni caldi e le guance rosa.
Sale la mia brezza dalla pianura dove poggiano i miei piedi e sale la voglia dei giardamanti la sera di curare le magnolie e le araucarie, i platani e i tigli dei viali, le grasse ortensie e le vezzose azalee.
Li curano i giardamanti i giardini e ne curano i nomi e le piante. Stanno fermi per anni i giardini delle mie coste e poi basta un nuovo ospite venuto da lontano, magari ricco di denaro moderno o famoso di fame di giardino. Salgono ma mi schivano, si scansano i villani del lago. Le turiste morbide e i giardamanti indaffarati invece si immergono nelle mie acque, curano le mie rive e le mie coste. Parlano di me e dei miei ricordi.

Chiacchierano tutti i giorni le signorine morbide interrompendosi ogni volta che incontrano qualcuno, sia esso un giardamante o un villano. Io le vedo tutti i giorni le signorine salire e scendere dalle mie strade, dai miei moli e pontili. La mano fredda del barcaiolo le aiuta a scendere e la mano calda delle signorine si issa sul legno del molo, per poi cedere il passo ai viottoli delle mie strade, alle foglie dei miei giardini e all’acqua delle mie fontane. Fontane riempite di acqua di fonte che alimenta la mia acqua e fontane riempite di alghe e di piante che giardamanti curiosi hanno versato per gioco o per sbaglio tanto tempo fa, e che nuotano galleggiando come pesci rossi nelle grotte votive.

Le vedo le signorine morbide, tengono la testa appoggiata di lato le francesi, dritta le americane e bassa le italiane. Hanno la testa appoggiata sulle montagne, come la mia che poggia sulle valli, con le mie gambe stanche aperte sulla pianura e il cuore nel centro del lago, a Bellagio, dove salgono e scendono le signorine morbide la sera a rinfrescare e i giardamanti stanno ad aspettare.