Natura sensitiva e il viaggiatore della biodiversità

Testo di Anna Rapisarda Visual Designer

Nikolai Ivanovich Vavilov: russo, agronomo e grande viaggiatore con una storia quasi sconosciuta

Prima metà del XX secolo.
Dopo innumerevoli spedizioni intorno al mondo e più di 250.000 campioni di specie botaniche raccolti, Vavilov scopre l’esistenza di ben sette Centri d’origine.

Cos’è un Centro d’origine?

I Centri d’origine sono regioni in cui determinate piante coltivate sono state addomesticate per la prima volta nella storia. Luoghi caratterizzati da un’elevatissima biodiversità, veri e propri scrigni di conoscenza genetica, che nei secoli si sono rivelati preziosissimi per la sopravvivenza della stessa specie umana.

“Più si conosce della variabilità genetica di una specie, più è possibile trovare la giusta combinazione di geni da utilizzare nel miglioramento delle piante coltivate, indispensabile per rendere le colture sempre più adatte all’ambiente che cambia e adatte a nutrire l’umanità”.

Le esplorazioni

Dalla sua prima esplorazione in Persia del 1916, in vent’anni raggiunse tutti i continenti, individuando i diversi centri d’origine delle piante più importanti per l’alimentazione mondiale.

Spedizioni intorno al mondo per una profonda trasformazione dell’agricoltura. Propose di utilizzare tutta la variabilità di caratteristiche morfo-fisiologiche delle piante modificate dall’uomo e delle antenate, mettendo a frutto sia il lavoro delle numerosissime generazioni di agricoltori, sia i doni della natura.

Dall’Iran alla Turchia, la difficile spedizione in Afghanistan, durante la quale andò nella remota regione del Nuristàn, mai visitata da un geografo e con varietà vegetali fino ad allora sconosciute.
Si spinse sulle coste del Mediterraneo, in Palestina, in Siria, dove incontrò dei guerriglieri che, dopo aver ascoltato il motivo del suo viaggio, lo aiutarono nella raccolta di alcune varietà di sementi. E poi in Africa, in Cina, Giappone e Corea. Negli Stati Uniti raccolse alcune specie vegetali in Florida, Texas e nelle riserve indiane. Dall’Arizona si spostò in Messico, poi in Guatemala, fino al Centro e Sud America.

Tra le scoperte di Vavilov

Il Sud-est asiatico e l’India ci hanno regalato il riso, la canna da zucchero e la noce di cocco, il cetriolo e la melanzana.
La Cina ha dato i natali alla soia, l’area turco-iraniana all’orzo, all’avena e ai fichi. Il Mediterraneo ci ha regalato l’olivo, il cavolo e le mandorle. Dall’area andina, dal Brasile e dal Paraguay vengono pepe, patate e caffè. All’Etiopia dobbiamo il sorgo, all’Asia Centrale il grano, al Centroamerica mais e pomodori.

L’effimero prestigio e il declino

Grazie al suo lavoro innovativo, quasi rivoluzionario, nei primi anni del regime sovietico in Russia, Vavilov divenne un scienziato dal prestigio internazionale. Ma poi…
L’ascesa di Stalin e la trasformazione del Paese in uno Stato totalitario, segnò il declino di Vavilov: il suo lavoro fu condannato in quanto traeva ispirazione dalle teorie genetiche di Mendel, considerate dal regime troppo visionarie e borghesi. Fu destituito da ogni suo incarico accademico, arrestato e durante la prigionia morì.

La prova del tempo delle sue osservazioni

Le sue osservazioni e le sue scoperte sulla distribuzione geografica delle sementi originarie hanno superato la prova del tempo. Sono considerate fondamentali per lo sviluppo della conoscenza e sono tutt’oggi seguite dalla comunità scientifica per l’interpretazione dei complessi fenomeni co-evolutivi in atto all’interno dei sistemi agro-alimentari di tutto il mondo.
La sua è una chiave di lettura botanica, genetica e agronomica: ha chiarito l’intreccio esistente tra caratteri genetici di una pianta, le sue origini geografiche, l’evoluzione successiva e le potenzialità agronomiche.

Fonte:
losbuffo.com 
cosv.org

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