Natura sensitiva e la Terra verde

Testo di Daniele Ormezzano
Conservatore Responsabile delle Collezioni Paleontologiche presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino

Puntata 2

… poi in qualche parte dell’Universo, circa 480 milioni di anni fa, nel periodo Ordoviciano, i continenti del nostro pianeta fino a quel momento spogli, cominciarono a coprirsi di verde.
Tra le alghe acquatiche, particolarmente nelle Caroficee, gruppo delle Alghe Verdi o Clorofite comparvero forme in grado di colonizzare le terre emerse. Molti aspetti della loro biochimica si ritrova anche nelle piante terrestri: la presenza di clorofilla dei tipi a e b, di amido e di cellulosa nelle pareti delle cellule.

Iniziò così l’affermazione delle Embriofite


E queste antiche forme hanno ancor oggi dei discendenti: le Anthocerotophyta, le Briofite (Bryophyta), le Marchantiophyta e le Tracheofite o piante vascolari (Tracheophyta).

La loro diffusione produsse uno dei maggiori cambiamenti avvenuti sulla Terra.


La fotosintesi clorofilliana aveva, ed ha, come prodotto di scarto l’ossigeno e l’aumento di vegetali in grado di produrlo modificherà cosi profondamente l’aria da renderlo, nel corso dei milioni di anni, fondamentale per la vita.

Tra i fossili più antichi


Ritrovate nella zona nord-occidentale dell’Argentina e datate attorno ai 473 milioni di anni fa, ci sono delle criptospore che si sono conservate grazie ad una sostanza molto resistente: la sporopollenina. Raggruppate a quattro, testimoniano l’attività riproduttiva di un vegetale che si trovava fuori dall’acqua e doveva proteggere le sue strutture vitali.

Questi ritrovamenti, diffusi in diverse località del Gondwana – antico continente meridionale oggi frammentato in Africa, Sudamerica, …- non hanno però nessun tipo di “pianta-madre” collegata. Erano, probabilmente, dei vegetali molli, senza strutture che potessero fossilizzarsi. I tessuti di queste forme primitive, condivisi dalle Briofite attuali, erano semplici, privi di specializzazione, in cui non esisteva una netta divisione tra funzioni diverse e con struttura parenchimatosa.

In altri organismi invece, anch’essi imparentati con le Clorofite e con le Antocerotofite, le singole cellule iniziarono ad organizzarsi in insiemi che tentarono di risolvere i mille problemi che la terra emersa poneva. Cercare l’acqua che nel corso delle stagioni andava sempre più in profondità, sviluppando radici che potessero raggiungerla; svettare verso l’alto trovando la soluzione per trasportare, contro la gravità, i liquidi necessari alla vita con una fitta rete di canali che consentissero una comunicazione completa tra le varie parti della pianta e salvaguardare le cellule che garantivano e garantiscono la riproduzione con sistemi sempre più efficienti.

Particolarmente significativa, anche ai fini della fossilizzazione e alla conseguente possibilità di trovare testimoni di questa antiche forme di vita, la comparsa di tessuti lignificati resistenti alle sollecitazioni meccaniche.
Le Tracheofite, questo il loro nome, si svilupparono a partire dal Siluriano (440 m.a.) con forme di piccole dimensioni, non più alte di 50 centimetri, prive di foglie, caratterizzate da sviluppo dicotomico del fusto e con gli organi riproduttori in posizione apicale. Particolarmente importante l’affioramento di Rhynie nell’Aberdeenshire in Scozia, datato Devoniano inferiore – 407 milioni di anni fa – dove una fossilizzazione eccezionale, dovuta alla deposizione di silice legata a sorgenti calde, ha consentito la conservazione di una ricca flora.

Cerca