Sia che si tratti di una piccola scala di un progetto puntuale, come una terrazza di dimensioni ridotte che galleggia al di sopra di una stretta gola in una foresta incontaminata, sia che si tratti di una scala urbana della piazza di un porto o di un progetto in scala territoriale su una montagna o sul paesaggio carsico, i principi e i concetti fondamentali sono gli stessi, la filosofia progettuale identica.
Il primo passo
Lasciarsi ispirare dal sito.
Chiedersi come affrontarlo, come attraversarlo, ma anche, una volta terminata l’esperienza, come lasciarlo.
Il secondo momento
L’avvicinamento alla dimensione nascosta oltre il perimetro fisico di un luogo richiede un’osservazione attiva e sensibile che consenta la concentrazione sul dialogo esistente con l’ambiente circostante e sull’interazione ispiratrice tra elementi vicini e orizzonte.
È qui che inizia la ricerca sulla storia del sito.
È qui che inizia il tentativo di trasmettere una storia o un racconto straordinari, attraverso una dimensione ludica del design, che siano un invito alla curiosità e all’approfondimento della percezione del sito.
Il punto di arrivo
Il visitatore, che sia di un piccolo giardino, di una piazza o di un parco, é invitato a porsi domande che non avranno una risposta immediata, a esplorare l’area, libero di giocare con le sue emozioni e la sua immaginazione.
L‘architetto paesaggista è chiamato a progettare, organizzare e creare uno spazio, e per farlo deve agire in modo molto rispettoso, chiedendosi continuamente: “Cosa sto facendo? È qualcosa che durerà nel tempo?”
Tutte le fasi di questo processo sono punti di partenza essenziali per la ricerca: potremmo trovarli in quasi tutti i progetti che abbiamo realizzato fino ad oggi, ma in ogni progetto, grazie a un’operazione reinterpretativa, restituiscono un risultato finale completamente diverso da quello precedente.