Il concept
Immedesimarsi nell’acqua e seguire a ritroso la corrente, celebrare un rituale, immergersi.
“Tornare alla sorgente” è una narrazione sul valore di rigenerare, dando vita a un flusso permanente capace di trasformare l’esistente senza disperderlo, trattenendolo, come una goccia d’acqua incastonata in una grata.
Progetto e realizzazione
Gaia Gennati | architetto paesaggista
L’intervista
L’ultimo libro che hai letto? E il prossimo?
L’ultimo ‘Pietro Porcinai. Il progetto del paesaggio nel XX secolo’, un libro che è stato fondamentale per la mia tesi di specializzazione e che ho desiderato rileggere. Il prossimo ‘E il giardino creò l’uomo’ di Jorn de Précy.
Il tuo prossimo viaggio?
Spero questa primavera di poter accompagnare i miei studenti in viaggio studio a Copenaghen, dopo gli ultimi anni in cui non è stato possibile. Più tardi vorrei finalmente scoprire la Sicilia.
Colore preferito?
Amo il rosso porpora, quello dei fiori di alcune varietà di Sanguisorba per esempio. Il giallo senape e il verde salvia.
La pianta che ti sta più a cuore?
L’albero di Jacaranda mimosifolia. Mi riporta ai quattro anni vissuti a Buenos Aires. A novembre i rami ancora spogli si vestono di fiori, tingendo di viola viali e parchi della capitale.
Dove vorresti vivere?
Se penso a un posto nel mondo torno nuovamente a Buenos Aires. In Europa a Barcellona, in Italia di sicuro Genova.
La tua epoca storica preferita?
Il periodo a cavallo tra Settecento e Ottocento. Quello del Grand Tour, dei viaggi di formazione, ma anche quello delle esplorazioni del naturalista e geografo Alexander von Humboldt e del botanico Aimé Bonpland.
Attraverso poche parole, ci descrivi una scena che per te rappresenta “bellezza ed eleganza”?
La foto di mia nonna paterna, con un abito nero e dei guanti bianchi a rete. Sullo sfondo, al centro del Lago Grande, il tempio di Diana nel parco di Villa Durazzo Pallavicini a Genova Pegli. Sorride a mio nonno.
Cos’è per te un giardino?
È raccoglimento, pausa, dedizione.
Cos’è per te il paesaggio d’acqua?
Penso alle opere di Carlo Scarpa, come la Tomba Brion, il monumento alla Partigiana e la stessa Querini Stampalia. Progetti in cui l’acqua è costante poetica, protagonista silenziosa, elemento glorificato.